Nautica: investimenti privati per lo sviluppo della filiera del mare
In un momento così difficile per l’economia mondiale e per la stabilità politica del Mediterraneo non è facile prevedere il futuro delle rotte turistiche internazionali. In questo contesto, la Sicilia, con i suoi 139 porti e 1500 chilometri di costa attrezzata, oggi più che mai può diventare destinazione gettonata dalla clientela estera in fuga dai porti del nord africa.
Ma qual è il percorso da seguire per lo sviluppo della nautica da diporto? La Sicilia può trasformarsi in nuovo player, in uno scenario competitivo globale che nel 2010 ha registrato cali di fatturato del 10-15% sulla domanda di servizi? A rispondere sono stati gli esperti presenti questa mattina a Nauta – il Salone nautico del Mediterraneo organizzato dal direttore Alessandro Lanzafame – in occasione del convegno di Assomarinas, l’Associazione nazionale che rappresenta i porti turistici in Italia, che ha puntato l’attenzione sulle strategie politiche del sistema. «Oggi in Sicilia manca un collegamento reale tra il mare e il territorio, criticità che rappresenta di certo un deterrente per coloro che devono scegliere una meta d’approdo – ha sottolineato il presidente di Assomarinas Roberto Perocchio – un vuoto che deve essere colmato attraverso la programmazione di un piano strategico regionale. In questa direzione è necessario che le Amministrazioni diano precedenza al settore privato, l’unico che può risollevare le sorti del territorio e arricchire l’offerta dei servizi, garantendo risultati concreti».
A parlare di leve e criticità del settore, dopo i saluti del segretario generale dell’Autorità portuale Massimo Sapienza, è stato Antonio Di Monte, presidente del Distretto nautico Sicilia: «Oggi occorre puntare sulla qualità delle norme, attraverso la semplificazione e l’armonizzazione delle leggi regionali con le direttive comunitarie, e sullo sviluppo progettuale e infrastrutturale – ha affermato – le lungaggini burocratiche rallentano quel processo di crescita privato che è l’unico a seguire il ritmo dei cambiamenti in linea con l’andamento dei mercati».
«Oggi il porto turistico rappresenta la porta d’acqua della sua area di competenza» ha sottolineato Massimo Bernardo, giornalista di Nautica e Superyacht che ha moderato gli interventi, ed «è necessario promuovere le nostre realtà economiche – ha continuato Antonello Biriaco, vice presidente di Confindustria Catania – attraverso la comunicazione per la promozione del territorio, la partecipazione a borse e fiere internazionali del settore e iniziative come Nauta, che consentono di mettere in vetrina le eccellenze della Sicilia». Una terra che richiama l’interesse di investitori internazionali, così come specificato da Sarah Dhanda, manager della British Marine Federation (Associazione inglese equivalente ad Ucina), ma che deve aumentare il livello qualitativo dei servizi.
Un evento, quello di stamattina, che ha visto un’analisi attenta degli ormeggi in transito, delle realtà diportistiche esistenti e di quelle pronte a insediarsi, delle leggi che segnano il confine tra ciò che compete alla Pubblica Amministrazione e ciò che invece riguarda l’imprenditore: «Siamo davvero onorati di aver ospitato questo convegno nazionale – ha concluso il direttore di Eurofiere Alessandro Lanzafame – Nauta non è solo vetrina espositiva e appuntamento commerciale per gli addetti ai lavori, ma anche tavolo tecnico e piattaforma del Mediterraneo per gli attori del sistema, che qui trovano le istituzioni con cui dialogare e gli esperti pronti a tracciare le linee-guida per lo sviluppo. Quest’anno abbiamo aggiunto un altro tassello al grande mosaico che vede il Salone al centro della nautica italiana».